La ricostruzione fisica deve essere sempre abbinata alla rigenerazione economica e sociale dei territori colpiti dal sisma. Questo principio, che ha originato gli importanti stanziamenti del Fondo complementare destinate alla rigenerazione socio-economica del cratere 2016, deve trovare continuità ed essere possibilmente rafforzato. Dopo un lungo lavoro effettuato dalla Cabina di Coordinamento per il riordino normativo della disciplina di settore, è tempo di passare alla fase attuativa della ricostruzione che, ad oggi dopo più di 6 anni, ha raggiunto una percentuale di avanzamento pari a circa il 12% del totale stimato. Dalla norma ai cantieri: questa una possibile sintesi dell’impegno che la struttura commissariale è chiamata ad assolvere nei prossimi anni.
E’ quanto ha detto oggi in Commissione Ambiente del Senato il senatore Guido Castelli ascoltato sul decreto, in corso di conversione, con il quale a inizio anno è stato nominato Commissario straordinario di governo per la riparazione, la ricostruzione, l’assistenza alla popolazione e lo sviluppo economico dei territori colpiti dal sisma del 2016.
Castelli ha anticipato alla Commissione la presentazione di un pacchetto di emendamenti al testo del decreto che puntano alla stabilizzazione del personale degli Uffici Speciali della Ricostruzione e dei Comuni, ad un’ulteriore semplificazione delle norme sulla ricostruzione e ad un aggiornamento della Legge sul sisma, il decreto 189 del 2016, per allinearlo alle più recenti innovazioni normative, a cominciare dal nuovo Codice degli Appalti.
“C’è ancora moltissimo lavoro da fare per la ricostruzione nelle quattro regioni colpite dal sisma, basti pensare che la stima complessiva dei costi necessari per il ripristino del patrimonio lesionato da una delle più devastanti sequenze sismiche della storia repubblicana oscilla trai 26 e 28 miliardi di euro” ha detto Castelli, indicando tre priorità, “la ricostruzione pubblica, ancora tutta da realizzare, le problematiche che riguardano i borghi più devastati, la ricostruzione degli edifici con i danni più gravi”, e i principali ostacoli da superare.
Tra questi, il primo è legato alla difficoltà di cessione dei crediti del 110% sulle ristrutturazioni edilizie, che nella ricostruzione post sisma possono essere attivati per coprire le spese eccedenti il contributo pubblico.
“E’ un problema molto complesso, che cercheremo di risolvere attivando azioni specifiche su cui stiamo lavorando” ha detto Castelli sottolineando che tra le ipotesi di lavoro, sulla quale sono già state avviate interlocuzioni, c’è quella di un fondo che possa offrire una garanzia pubblica sui crediti acquisiti dai proprietari oppure un meccanismo dedicato che possa favorire nel solo cratere e fino al 2025 le cessioni del credito.