In occasione della Giornata mondiale dell’acqua il senatore Guido Castelli, commissario straordinario per la ricostruzione dopo il sisma 2016, interviene per rammentare quanto la tecnologia possa fare per contrastare le criticità, compresa quella idrica, anche in aree del Paese che soffrono del rischio sismico. “Anzi, dalla consapevolezza che il rischio sismico possa accentuare le difficoltà distributive dell’acqua nel territorio – commenta Castelli – è nato un progetto specifico di innovazione digitale contro l’emergenza idrica promosso dalla Struttura del Commissario straordinario del sisma 2016 in collaborazione con l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale (Abdac). Il progetto – che per ora coinvolge due delle quattro regioni colpite dal sisma del 2016: Marche e Abruzzo – prevede la mappatura dell’infrastruttura idrica tramite azioni di rilievi con GPS, droni, piattaforme di mappatura mobile, Laser scanner e altri sistemi di rilevazione; la modellazione delle reti, attraverso quella che viene chiamata «nuvola di punti», cioè un’immagine in 3D dettagliata degli impianti rilevati e l’analisi dei regimi di pressione e portata; l’istallazione di strumenti di misura e calibrazione per creare il modello virtuoso di analisi in tempo reale dei dati e delle perdite di rete”.
Dalla criticità di un’area ad alto rischio sismico si coglie l’opportunità di sperimentare nuove soluzioni di controllo che possono valere per tutto il territorio nazionale: “L’area del cratere del sisma 2016 si dimostra laboratorio per tutto il Paese – aggiunge Castelli – Un sistema idrico resiliente e sostenibile passa anche attraverso la digitalizzazione: l’integrazione delle tecnologie digitali con le modalità operative applicate alle reti di distribuzione e agli impianti consente di accrescere la conoscenza stessa delle infrastrutture, migliorando la gestione, creando efficienza operativa e fornendo una visione di dettaglio, sullo stato di condotte, strutture e utenze, ma anche una visione complessiva dell’intero sistema di acquedoƫti”.
I terremoti danneggiano tutte le infrastrutture, comprese quelle idriche, ovviamente. Il vero problema irrisolto, che genera gli sprechi nella distribuzione dell’acqua, è la mancata manutenzione degli impianti. Con questa consapevolezza si è deciso di investire in questo progetto che – continua Castelli – “permette di avviare un processo di trasformazione digitale dell’intera infrastruttura idrica dei Comuni colpiti dal sisma, avvalendosi della tecnologia IoT, in grado di raccogliere, processare, gestire e restituire una mole di dati in continuo aumento e in maniera facilmente leggibile. Tale processo di digitalizzazione ambisce a non fermarsi al solo sistema idrico, ma mappare e digitalizzare l’insieme sistema di sottoservizi presenti nell’area esaminata, estendendo il repository e quindi il livello di conoscenza territoriale”.
La nostra rete acquedottistica è lunga circa 550.000 km ma il 60% risale a oltre 30 anni fa, e il 25% a 70-80 anni fa. La rete fognaria è lunga circa 1 milione di km. Servirebbe sostituire, rigenerare e riparare almeno 200.000 km di reti e posare 50.000 km di nuove condotte, 30.000 per l’acqua e 20.000 per le fognature. Ma con l’attuale tasso di rinnovo ai minimi europei – 3,8 km all’anno – si calcola un tempo di 250 anni per eliminare le perdite. E i fabbisogni complessivi stimati dai 61 Piani di Ambito italiani sono pari a 65 miliardi di euro, di cui 26 immediati.
“In linea con il Green Deal e la Strategia Digitale della Commissione Europea e con le linee programmatiche del MASE, l’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino centrale – conclude Castelli – ha avviato con i progetti ReStart, WebGIS e Digital Twin di distretto, un importante percorso incentrato sull’innovazione digitale, la ricerca e la comunicazione con l’obiettivo di definire e programmare adeguati interventi per la difesa del suolo e per una più efficiente gestione delle risorse idriche”.