Studiare le FAC garantisce la sicurezza perché scongiura gli effetti del cosiddetto “scalino” già verificatosi dopo i sismi del 2016 lungo il Monte Vettore. Lo dichiara il commissario Farabollini in un’intervista al Corriere Adriatico del 6 febbraio 2020 a firma di Monia Orazi sull’attuazione dell’ordinanza 83 (leggi l’ordinanza) che stanzia oltre 580mila euro per studi di approfondimento sulle faglie attive e capaci
Commissario Farabollini, a cosa serve l’ordinanza 83?
«Dove si riscontrano instabilità, tra cui frane, faglie, liquefazione, si rendono necessari studi di approfondimento per valutare la situazione. Per questo è stata emanata l’ordinanza 83, per garantire una ricostruzione sicura».
Che rischi ci sono?
«Se viene accertata la presenza di una faglia attiva e capace, ci saranno accorgimenti da prendere per realizzare qualsiasi intervento. Una faglia attiva e capace non è solo quella che può dare luogo a scosse sismiche, ma lungo la quale in caso di sisma si verifica una rottura del terreno che può dare luogo ad uno “scalino”, come avvenuto dopo i sismi del 2016 lungo il Monte Vettore»
La faglia impedirà di ricostruire a Frontignano di Ussita?
«L’attuale protocollo di intesa tra Protezione civile e Ingv, sulle linee guida per la gestione del territorio, in caso di presenza di una faglia attiva e capace impedisce la ricostruzione solamente per una distanza di venti metri, per ciascun lato della faglia. Nello studio di microzonazione sismica, in questa area di Ussita non indagata con le modalità specifiche previste dal protocollo, vige per ora una fascia di rispetto in cui evitare qualsiasi intervento di duecento metri per lato. Qualora gli studi di approfondimento accertassero la presenza di una faglia attiva e capace, la conseguenza sarà che lungo una fascia di rispetto di venti metri per lato si dovrà evitare di ricostruire, è solo quella l’area inibita alla ricostruzione, non viene in alcun modo impedito al di fuori di questo spazio, alcun progetto di ricostruzione».
Non si rischia la desertificazione in quel territorio?
«Questi studi di approfondimento Non vanno nella direzione di voler impedire la ricostruzione per desertificare il territorio. Al contrario daranno la garanzia che si potrà ricostruire in modo adeguato, con strutture idonee a non avere danni dai terremoti. Abbiamo fatto dei sopralluoghi per verificare gli indizi avuti della presenza di una faglia attiva nella zona interessata. Abbiamo riscontrato che in quell’area non ci sono strutture pubbliche o impianti sciistici. Il divieto di ricostruzione interesserebbe solamente alcune abitazioni private».
Come avverranno gli studi di approfondimento?
«Gli studi accerteranno il livello di accelerazione al suolo in caso di terremoto e il fatto che in caso di scosse, si crei un gradino a livello del suolo. L’ordinanza è stata emessa ad agosto perché le criticità sono emerse successivamente e ci sono voluti dei tempi e procedure ineludibili per metterla in atto. I tempi delle indagini sono stati definiti, sono già giunte delle manifestazioni di interesse e nei prossimi giorni assegneremo gli incarichi per effettuare le indagini di approfondimento. Entro il prossimo giugno contiamo di averne i risultati».