Castelli: Meloni a Baku rilancia il modello italiano per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici attraverso l’uomo
“Alla Cop 29 a Baku il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito la strategia italiana per contrastare i cambiamenti climatici: “la natura va difesa con l’uomo al centro. Un approccio troppo ideologico e non pragmatico su questo tema rischia di portarci fuori strada”. Si tratta di una posizione che stiamo applicando concretamente nell’opera di ricostruzione e riparazione del cratere sisma 2016 con il Laboratorio Appennino centrale che è la dimostrazione evidente della validità dell’approccio pragmatico basato sulle caratteristiche dei luoghi ribadito dal presidente Meloni a Baku. I nostri sforzi, infatti, sono indirizzati a favorire il presidio dell’uomo, non l’abbandono come indicato in strategie e regolamenti europei. Nella realtà dell’Appennino centrale la natura è stata modellata per millenni dall’interazione con le attività umane, in mancanza delle quali si crea uno squilibrio molto pericoloso. L’Italia è un Paese fragile con i due terzi delle frane di tutta Europa che si trova nel mare che si sta riscaldando più di tutti al mondo, una situazione di rischio crescente che ci espone agli effetti dei cambiamenti climatici sempre più frequenti, soprattutto nelle zone montane che hanno subito un forte spopolamento che ne ha pregiudicato le funzioni che assicuravano la tenuta del territorio”. Lo dichiara il Commissario alla Riparazione e Ricostruzione Sisma 2016 Guido Castelli.
“Così ora ci troviamo che nell’anno in cui 3.400 eventi meteoclimatici estremi hanno colpito il nostro territorio, alcuni dei quali sono stati veri e propri disastri climatici, mentre le emissioni di gas serra in Italia sono diminuite di oltre 26 milioni di tonnellate, oltre il 6%, scendendo per la prima volta sotto la soglia dei 390 milioni di tonnellate di gas serra. Si tratta della più grande riduzione delle emissioni di gas serra registrata in Italia dal 1990 ad oggi, se escludiamo il 2009, il 2013 e il 2020, tutti anni di importanti crisi economiche, mantenendo questo trend l’Italia raggiungerebbe l’obiettivo prefissato del -55% al 2030. Uno sforzo notevole ma che non ha alcun effetto sui rischi al territorio degli eventi estremi. Ecco perché è fondamentale agire subito con misure di adattamento, soprattutto per quei due terzi del Paese montani o alto collinari che, a causa dell’abbandono, rappresentano un rischio per la maggior parte delle città e dei grandi insediamenti. La nostra esperienza nella ricostruzione e riparazione del cratere sisma 2016 è un riferimento reale e pragmatico per ridurre i pericoli ai quali siamo esposti”.