La cinta muraria di Montemonaco, nel Piceno, fu eretta indicativamente nel secolo X, in pietra arenaria, e successivamente munita di torri in occasione della costruzione del castello. Lo stesso castello che nel 1190 si trovava sotto la signoria dei Nobili di M. Passillo, e che viene menzionato come Castrum Mons Monaci nel 1283.
Le scosse sismiche del 2016/2017 hanno causato importanti danni all’opera: lesioni passanti, distacchi ortogonali e crolli sia sulle mura che sui torrioni. Motivo per cui è stato redatto un progetto di riparazione post terremoto che ha appena ricevuto l’ok dalla Conferenza regionale, per un importo totale di 1.950.000 euro
«Le mura castellane e i torrioni di Montemonaco rappresentano un manufatto di grande rilievo, unico nel suo genere, patrimonio del territorio che merita ulteriore valorizzazione – spiega il commissario alla ricostruzione Guido Castelli -. Il passaggio in Conferenza costituisce, dunque, uno step importante per uno dei luoghi simbolo del cratere e dei nostri Monti Sibillini, il secondo comune delle Marche a livello di altitudine».
«Siamo soddisfatti dell’avanzamento dell’iter progettuale di questa importante riqualificazione, che si inserisce in un quadro generale più ampio – dichiara il sindaco Francesca Grilli -. Il prossimo 29 giugno, infatti, inaugureremo anche il nuovo parco verde prospiciente i torrioni, rigenerato con i fondi ottenuti, anche in tal caso, grazie al commissario Castelli e portato avanti grazie al lavoro congiunto con la Regione».
Le mura circondano una porzione del centro storico ed inglobano molti spazi verdi. I tratti sono intervallati da ampi e robusti torrioni che si compongono di fabbriche organizzate su tre maschi murari disposti planimetricamente a formare delle “C”.
In programma ci sono interventi sia di natura strutturale sia di restauro conservativo sul paramento lapideo delle mura e dei torrioni.
Curiosità. All’epoca sull’altura di Montemonaco trovavano rifugio e solitudine i monaci benedettini, primi colonizzatori delle zone dei Sibillini. I piccoli feudatari dei vari centri rurali disseminati ai piedi delle montagne si costituirono in un libero Comune e scelsero come capoluogo un punto centrale, facilmente difendibile, chiamato fin da allora “monte del monaco”. Le massicce mura castellane furono costruite e rinforzate per respingere i tentativi offensivi dei comuni vicini (Montefortino, Montegallo, Arquata e Norcia) che ne insidiavano in continuazione i confini.