“L’agricoltura in Italia è da sempre presidio di biodiversità. Le parole della premier Giorgia Meloni al Vinitaly hanno il pregio di sottolineare il ruolo essenziale dell’Uomo nella gestione della Natura e delle sue fragilità. L’idea di una Natura “selvaggia”, cioè priva del contributo umano, è qualcosa che non attiene alla nostra esperienza millenaria. Oggi più che mai, di fronte ai rischi idrogeologici conseguenti ai mutamenti climatici. Sono valutazioni “bipartisan” che dovrebbero creare una cultura comune. Uno studio della Regione Emilia-Romagna sulle ragioni degli effetti devastanti dell’alluvione del 2023 ha ribadito che “molti terreni forestali e agricoli abbandonati hanno causato una riduzione delle cure ordinarie del territorio e quindi anche di abbandono della rete idraulica minore. Il conseguente aumento di copertura forestale derivante dall’abbandono dell’uso del suolo che dovrebbe corrispondere a un aumento della capacità regimante della vegetazione, non si verifica perché l’aumento di copertura forestale, soprattutto in caso di foreste non gestite, abbinato alla diminuzione di manutenzione del territorio agricolo può essere controproducente in caso di eventi pluviometrici estremi”. È l’esperienza che stiamo conducendo anche nei processi di ricostruzione e rigenerazione dei territori dell’Appennino centrale colpiti dal sisma 2016. Senza il presidio dell’uomo, senza un’agricoltura selettiva e di qualità, le fragilità del territorio si accentuano. Occorre opporsi allo spopolamento delle nostre aree interne anche per questo. E il Governo sta facendo molto per opporsi all’inverno demografico incipiente”. Lo dichiara Guido Castelli, Commissario straordinario al sisma 2016.