Un tema decisivo per futuro dell’Unione che nel cratere sisma 2016 viene affrontato attraverso il modello de Laboratorio Appennino centrale
“Il processo di spopolamento che caratterizza alcune aree del nostro Paese, in particolare quelle interne, necessita di politiche strutturali e le parole odierne di Raffaele Fitto, pronunciate durante la sua audizione Parlamento europeo, rappresentano un segnale di attenzione di cui vi è grande necessità per incentivare, soprattutto i giovani, a restare nelle comunità dove sono nati e cresciuti. Ed è questo ciò che stiamo facendo nei territori colpiti dal sisma 2016, attraverso una strategia che ha dato vita al Laboratorio Appennino. Si tratta di un modello di sviluppo sostenibile che ha l’obiettivo di favorire crescita e lavoro per rivitalizzare questi territori, contrastando così il fenomeno di spopolamento”.
Lo dichiara il Commissario Straordinario al sisma 2016 Guido Castelli.
“Lo specchio di una situazione già da tempo critica è stata ulteriormente confermata dalla classifica sullo spopolamento nelle aree interne italiane, recentemente pubblicata dal Sole-24 Ore, basata dell’ultima mappatura nell’ambito del ciclo di programmazione dei fondi strutturali 2021-2027 che finanzia la Strategia nazionale per il rilancio delle aree interne (Snai). Nel cratere sisma 2016 stiamo sviluppando una strategia che si discosta dalle altre sulle aree interne, non solo per i tempi dettati dall’urgenza di intervenire in una situazione particolarmente complessa acuita da un tessuto economico e sociale lacerato dai terremoti, ma anche e soprattutto per la governance multilivello assicurata dalla Struttura Commissariale che ha dimostrato una efficacia di risposta calibrata sulle specifiche esigenze dei territori. Ciò è stato possibile perché la Struttura Commissariale ha svolto il compito di sostenere, attrarre e organizzare le iniziative presso i territori interessati, mediante l’apporto di competenze gestionali, svolgendo una funzione sussidiaria e non sostitutiva dell’intervento pubblico. In questo modo la frammentarietà delle competenze tipica del nostro apparato amministrativo, imputato principale del fallimento delle altre strategie per le aree interne, è stata superata attraverso uno strumento organizzativo che, pur ovviamente preservando le competenze dei diversi enti territoriali, ha avuto la capacità di garantire, con relativa autonomia, la coerente destinazione degli interventi medesimi.
Rispetto a queste tematiche, decisive per il futuro di vaste aree del nostro Paese, ho trovato grande disponibilità e apertura da parte di Fitto, con il quale ho avuto modo di confrontarmi in più occasioni quando rivestiva il ruolo di ministro nel Governo Meloni. Quella sua disponibilità e competenza oggi può essere messa a disposizione di tutta l’Unione per affrontare efficacemente, attraverso le politiche di coesione, una sfida che non riguarda solo l’Italia, ma tutta l’Europa”.