Il Commissario al sisma 2016 sottolinea l’importanza dell’azione strutturale dell’esecutivo volta ad affrontare e a risolvere le accentuate fragilità del nostro territorio nazionalepro
“Con l’approvazione del Decreto ricostruzione e protezione civile da parte del Senato l’Italia compie un altro, sostanziale, passo in avanti verso l’attuazione quella cultura della sicurezza di cui il nostro Paese, caratterizzato da accentuate fragilità, ha particolare necessità. All’interno di questo provvedimento poi, desidero sottolineare l’importanza per territori dell’Appennino centrale di cui sono stato chiamato ad occuparmi di un emendamento approvato nei giorni scorsi. Si tratta della misura che estende anche alla Struttura commissariale sisma 2016 la possibilità di fornire profili idonei per il ruolo di Responsabile Unico di Progetto. Un intervento che va nella direzione di quel rafforzamento amministrativo che è necessario per agire efficacemente rispetto all’enorme mole di opere pubbliche di cui dobbiamo occuparci”.
Lo dichiara il senatore Guido Castelli, Commissario straordinario al sisma 2016.
“Ringrazio dunque il governo Meloni e il Ministro Musumeci per la disponibilità dimostrata – aggiunge Castelli – e per aver, nel corso di questa Legislatura, già dimostrato particolare sensibilità e impegno verso i temi della sicurezza, della prevenzione e della cura del territorio. Un’attenzione doverosa dal momento che oltre i due terzi (678 mila) delle circa 900 mila frane censite nei paesi europei sono state registrate in Italia, interessando un’area di quasi 24 mila chilometri quadrati, pari al 7,9% del territorio nazionale. Il 93,9% dei nostri comuni (7.423) è classificato a rischio frane, alluvioni o erosione costiera, mentre un terzo di essi si trova in zone a elevato rischio sismico. Il pericolo che si possano verificare eventi catastrofici oggi viene poi accentuato anche dagli effetti dei cambiamenti climatici, che stanno rendendo i fenomeni ancora più estremi anche a causa di quel processo di spopolamento delle aree interne, che ha ridotto sensibilmente il presidio umano del territorio. Ed è anche per limitare gli effetti negativi della crisi climatica e di quella demografica che abbiamo dato vita nell’area del sisma 2016-2017, che si estende per 8 mila chilometri, al ‘laboratorio Appennino Centrale’. Si tratta di un articolato modello di ricostruzione e di riparazione sociale ed economica basato sullo sviluppo sostenibile e sulla coesistenza armonica tra uomo e natura, che ha la anche il fine ultimo di contrastare lo spopolamento. Si tratta di temi – conclude Castelli – dalla portata non solo nazionale ma globale che impone a tutti, cittadini e istituzioni, di avere piena consapevolezza del quadro attuale e delle sfide che dobbiamo affrontare nel prossimo futuro”.