In un luogo ricco di storia, la chiesa di San Giovanni Battista è individuata come un’antica costruzione annessa ad un convento francescano di origine farfense. Forse potrebbe trattarsi di quel “San Giovanni in Selva” citato nel Chronicon Farfense, in cui, alla fine del IX secolo, ripararono i monaci fuoriusciti dalla Sabina a causa degli attacchi dei Saraceni.
Fatto sta che a Montefalcone Appennino, in provincia di Fermo, questo luogo esercita un fascino particolare, lungo la strada di collegamento con la contrada Luogo di Sasso, immerso nel verde dei boschi. Ecco perché l’intervento di riparazione e miglioramento sismico è molto atteso dalla comunità. A tal proposito, l’Ufficio Speciale Ricostruzione ha appena approvato il progetto esecutivo con contestuale concessione del contributo di 525.000 euro.
«L’opera di ricostruzione prosegue con costanza, senza lasciare indietro nessuno, soprattutto nell’entroterra appenninico più martoriato dal sisma – spiega il commissario alla ricostruzione Guido Castelli -. Ringrazio, come sempre, il grande lavoro dei Comuni, in questo caso del nuovo sindaco Cesare Milani, dell’Usr e della Regione Marche guidata dal presidente Francesco Acquaroli. Tassello dopo tassello stiamo ricomponendo un mosaico complesso con l’obiettivo di restituire alla comunità tutto quanto era andato perso».
Tra le lavorazioni in programma, ci sono il recupero e il consolidamento delle strutture attraverso il risanamento murario eseguito con la tecnica del “cuci – scuci”, il rinforzo murario eseguito con diatoni artificiali, il rinforzo del campanile tramite angolari in acciaio sugli angoli interni del torrino, il rifacimento della copertura in legno costituita da capriate e travi in legno lamellare ed il recupero con rinforzo della volta in cannucciato.
Curiosità. Una “relazione” manoscritta parla della cessione di questo convento, avvenuta nel 1223 o forse nel 1215, da parte dei Monaci di San Benedetto a San Francesco in persona, in cambio di un tributo annuo pari ad una libbra di cera, tributo pagato fino al 1776 nelle mani del Priore di Santa Vittoria in Matenano. L’opera di maggior pregio, il polittico di Pietro Alamanno, è attualmente esposta nel Museo dell’Alamanno presso Palazzo Felici.