Sono partiti i lavori post sisma sul Convento dei Frati Francescani di Treia (Macerata), che fa parte dello storico Santuario del Santissimo Crocifisso. L’intervento, che ha un importo di 6,9 milioni, punta a riparare i gravi danni riportati dopo il terremoto del 2016/2017, che ha prodotto una totale inagibilità del complesso.
«Si tratta di un’opera dal grande valore architettonico e culturale, oltre che un punto di riferimento dal punto di vista religioso – spiega il commissario straordinario alla Ricostruzione Guido Castelli – L’inizio dei lavori rappresenta dunque un momento importante per tutta la comunità del sisma, un passaggio che mette nuovamente in risalto la positiva collaborazione tra Struttura commissariale, Ufficio Speciale Ricostruzione, Soprintendenza e la Regione guidata dal presidente Acquaroli».
Il convento, il cui nucleo originale risale al XVII secolo, è di proprietà dell’ente morale Provincia Picena San Giacomo della Marca dei Frati Minori. Al termine dei lavori sui due piani recupererà l’aspetto autentico che ne determina il carattere di pregio. Il santuario, invece, è di proprietà del Comune e si trova in fase di progettazione.
Tra le azioni in programma, oltre al restauro pittorico e degli elementi decorativi, ci sono la demolizione dell’edificio mono-piano realizzato nella seconda metà del ‘900 nella zona est, la rimodulazione delle quote di calpestio di piano terra, la conservazione ed il restauro dei pavimenti del porticato e del chiostro interno, la razionalizzazione degli spazi interni ed il superamento barriere architettoniche con implementazione del tessuto connettivo orizzontale e verticale.
Curiosità. L’intero fabbricato sorge sulle rovine dell’antico insediamento pre-romano di Treia. A testimonianza dell’antichità dell’impianto originario risulta tuttora visibile la pianta di un anfiteatro nell’area adiacente al santuario, oltre ai frammenti ritrovati di epoca romana, alcuni dei quali inseriti nei muri del convento, a due pavimentazioni musive e a due preziose statue egizie, Iside e Serapide, rinvenute nel settecento.