“Resto a totale disposizione di chi vorrà collaborare, ma non cambio le regole per evitare che qualcuno, come da bambini, si porti via il pallone dal campo di gioco.Ancora una volta mi sono trovato difronte alla chiara volontà di fare politica sulla pelle dei cittadini e non è mia intenzione avallare questo modo di fare. Ho trovato nel personale della struttura commissariale un gruppo di straordinari professionisti che uniscono alla competenza un impegno entusiasta che non esito a definire eccezionale e dovrei accettare che vengano considerati dei passacarte o, meglio, dei redattori di decreti di pagamento? No grazie, non è questo che vuole il governo e mi trova perfettamente d’accordo.”.
Così Piero Farabollini, Commissario alla ricostruzione, amareggiato per una vicenda che ha della commedia dell’assurdo. “Quanto accaduto è un’offesa al parlamento e ai cittadini terremotati, non un aut aut al Commissario– continua Farabollini entrando nel dettaglio della vicenda -Abbiamo fatto una cabina di regia all’insegna della collaborazione totale, riunito il tavolo tecnico con gli USR e il personale della struttura commissariale ed ho partecipato personalmente ai lavori sollecitando la discussione e recependo ogni richiesta per lo snellimento delle procedure. Nessuno ha sollevato eccezioni al mio modus operandi finché, al momento della pausa pranzo, in separata sede, mi è stato consegnato un documento con cui si è ribadito ad un sottosegretario del governo da cui sono stato nominato che, o si fa quello che dicono i presidenti di regione, o alla ricostruzione il Commissario ci deve pensare da solo”.
È la seconda volta che le Regioni prendono platealmente le distanze dalla nuova gestione commissariale. Già in occasione della nomina del nuovo commissario, poco più di un mese fa, dimostrarono il loro dissenso disertando la prima cabina di coordinamento del nuovo corso.
Oggi, a fronte di una mattinata completamente dedicata alla discussione costruttiva con presidenti di regione e gli USR, durante la pausa pranzo è stato consegnato a Farabollini un documento sottoposto all’attenzione del sottosegretario Crimi dalle regioni Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio in cui si ribadisce la volontà di non collaborare se non si fosse rinunciato all’emendamento con cui il Commissario prende decisioni “sentiti i presidenti” anziché “d’intesa” con loro.
Nel testo si legge testualmente non solo che non è giustificata “la pretesa accelerazione dei provvedimenti emessi dal commissario”, ma che le Regioni ritengono, con l’approvazione del decreto Genova, di non dover “dare corso all’attuazione di provvedimenti che non le vedono direttamente coinvolte nella fase decisionale e pertanto valuteranno se restituire sia la gestione della contabilità speciale che degli uffici speciali al Commissario alla ricostruzione valutando anche di ritirare tutto il personale regionale attualmente messo a disposizione”.
“Poiché il parlamento nella sua sovranità ha approvato il decreto Genova recependo gli emendamenti contestati dai presidenti e dai loro dirigenti presenti al tavolo tecnico – conclude Farabollini che, ad un mese dalla nomina- ho ritenuto di sospendere il lavori per consentire a tutti di chiarire se, come me, lavorano per risolvere i problemi dei terremotati o preferiscono essere strumento di battaglia politica. Da parte mia resta la totale disponibilità alla collaborazione fattiva e costruttiva che ho dimostrato sin dai primi giorni della mia nomina”.