Norcia, approvato l’ intervento di miglioramento sismico della chiesa di Santa Maria in Loc. Valcaldara

La Conferenza permanente ha dato il via libera all’ intervento di miglioramento sismico della chiesa di Santa Maria a Norcia in Località Valcaldara. La chiesa è un edificio di importanza storica per la socialità di Valcaldara, trovandosi in una zona strategica del paese. La chiesa ha una conformazione in pianta a rettangolo irregolare con un’unica navata centrale, una sacrestia a nord e la torre campanaria a sud. L’intervento si rende necessario per riportare la chiesa allo stato originario, in quanto l’azione aggressiva del terremoto e degli agenti atmosferici hanno fatto si che oggi l’edificio risulti inagibile e deteriorato. Si interverrà realizzando efficaci misure di collegamento tra le murature e tra di esse e gli orizzontamenti per scongiurare l’innescarsi di meccanismi di collasso fuori dal piano dei maschi murari. La riparazione delle mirature sarà effettuata, per quanto riguarda la risarcitura di piccole lesioni mediante iniezioni di malte di calce, mentre la risarcitura dei distacchi degli angoli sarà effettuata mediante la scarnitura su entrambi i lati. L’intervento proseguirà con l’esecuzione di un reticolo di fori nel parametro, utilizzando le cavità presenti nei giunti tra gli elementi lapidei senza intaccarli e praticando i fori con trapano a sola rotazione. Il costo dell’intervento è di 590.000 euro.

“Vogliamo restituire alla città un luogo di culto sicuro e pienamente fruibile, preservandone l’identità architettonica e la sua memoria storica. Tra pochi giorni Norcia riavrà anche la sua basilica di San Benedetto. Sarà un momento storico che  sarà ricordato a lungo- dichiara il commissario alla ricostruzione sisma 2016 Guido Castelli- Voglio ringraziare il presidente della Regione Stefania Proietti, l’Arcivescovo Renato Boccardo, l’Ufficio ricostruzione e il sindaco Giuliano Boccanera per la loro collaborazione”.

Approvato l’intervento di riparazione, restauro e ripristino della chiesa di Santa Croce a Borbona

È stata approvato, in conferenza permanente, l’intervento di riparazione, restauro ripristino della chiesa di Santa Croce a Borbona (RI). La chiesa di Santa Croce, a navata unica, ha origini antichissime. Esisteva a Borbona già dal XI secolo, documentata dalla bolla pontificia del 1153. Si trattava però di una chiesa diversa dall’attuale, piccola e collocata in zona isolata fuori dall’abitato, abbandonata attorno al 1561 perché in rovina. Nello stesso anno viene attestato da alcuni atti ufficiali l’avvenuto trasferimento di detto titolo ad una nuova chiesa all’interno del paese. Questa chiesa viene descritta con i suoi ricchi arredi ed i suoi numerosi altari. Danneggiata con il terremoto del 1703, fu restaurata e quindi consacrata dal Vescovo di Rieti Antonio Serafino Camarda il 10 ottobre 1732.

Tra gli interventi previsti ci sono il consolidamento del cordolo sommitale, dell’arcata centrale, degli elementi secondari e del campanile. È previsto anche un intervento di restauro degli elementi decorativi strettamente connessi alla struttura. Il costo totale dell’intervento è di 425.000,00 euro.

“Le chiese, gioielli dei nostri territori, fanno strettamente parte della nostra cultura e della nostra tradizione. Le stiamo riportando al loro antico splendore- dichiara il commissario alla ricostruzione sisma 2016 Guido Castelli – Ringrazio l’assessore regionale Manuela Rinaldi, il Vescovo Vito Piccinonna, il Questore della Camera Paolo Trancassini e il sindaco Maria Antonietta Di Gaspare per la loro collaborazione”

Via libera all’ intervento di miglioramento sismico della chiesa di Santa Maria della Pieve a San Severino Marche

C’è il via libera, da parte della Conferenza permanente, all’ intervento di miglioramento sismico della chiesa di Santa Maria della Pieve a San Severino Marche (Mc). L’edificio di culto, sorge in adiacenza ad una costruzione in muratura a due piani non oggetto del presente intervento. La chiesa si configura attualmente come uno spazio con un’aula ad unica navata conclusa da un’abside poligonale a sei lati. Tra gli interventi previsti ci sono la realizzazione di cordolo metallico in sommità delle murature, con connessione delle catene esistenti e delle capriate in legno, la realizzazione di tiranti posti sottomanto nell’area absidale,  la realizzazione di cuciture armate delle murature su tutto lo sviluppo verticale tra la facciata di ingresso e le due pareti laterali, la riparazione di lesioni con iniezioni di malta fluida e relativi ripristini, la sostituzione ed integrazione delle catene esistenti in testa alle colonne, mediante posizionamento di nuove catene realizzate con tondo in acciaio e relativo tenditore, mentre l’incatenamento sarà realizzato nei due allineamenti attualmente presidiati, nell’allineamento della facciata di ingresso, e nell’allineamento dell’arco trionfale. Il costo totale dell’intervento è di 651.516,65 euro.

“Vogliamo velocizzare ancora di più la ricostruzione dei nostri luoghi più cari- spiega il commissario alla ricostruzione sisma 2016 Guido Castelli – Le chiese del nostro territorio sono uno scrigno di bellezza e storia e dobbiamo tutelarle quotidianamente. Ringrazio il presidente della Regione Francesco Acquaroli, l’Arcivescovo Francesco Massara, l’Ufficio ricostruzione e il sindaco Rosa Piermattei per la loro collaborazione”.

Comunanza, ok all’intervento di rafforzamento locale e riparazione danni della chiesa di Santa Caterina d’Alessandria

Via libera, da parte della conferenza permanente, all’intervento di rafforzamento locale e riparazione danni della chiesa di Santa Caterina d’Alessandria a Comunanza. La chiesa consta di un corpo principale a cui è unito al campanile e un secondo corpo ex oratorio adibito a cappellina. Il corpo principale è costruito con murature perimetrali in pietrame e laterizio. La facciata, il cui paramento esterno è realizzato in laterizio, è formato da quattro paraste ai lati del portale centrale sormontato da due finestre centrali; il timpano sovrasta la facciata.

Gli interventi previsti riguardano la riparazione della muratura dell’abside in corrispondenza delle lesioni con metodo del cuci – scuci, la cerchiatura di placcaggio con fasce in fibra di acciaio su tre livelli con fasce in fibra di acciaio applicate alle strutture murarie dell’abside, la posa in opera di catena metallica in acciaio per l’eliminazione delle spinte generate in fase sismica dall’arco trionfale interno, con capochiave esterni, verniciati con colorazioni compatibili con l’esistente, il rivestimento fasce di placcaggio sul paramento esterno dell’abside con intonaco a base calce e tinteggiate con colorazione compatibile con l’esistente. Il costo dell’intervento è di 120.587,82 euro.

“Ringrazio il presidente della Regione Francesco Acquaroli, l’Arcivescovo Gianpiero Palmieri,l’ Ufficio ricostruzione e il sindaco Domenico Sacconi- dichiara il commissario alla ricostruzione sisma 2016 Guido Castelli – Insieme stiamo lavorando per recuperare tutto il nostro grande patrimonio storico e architettonico che fanno parte della nostra tradizione e della nostra cultura”.

Bolognola: mitigazione del dissesto idrogeologico a Villa da Piedi

A Bolognola (Mc), sono in corso importanti lavori di messa in sicurezza dell’abitato di Villa da Piedi, finalizzati alla mitigazione del dissesto idrogeologico e alla protezione dal rischio valanghe. L’intervento ha un contributo complessivo di 1.900.000 euro, di cui 788.611 euro sono stati appena liquidati dall’Ufficio Speciale Ricostruzione al Comune.

«Con questo intervento non solo si tutelano l’abitato e le infrastrutture, ma si restituisce fiducia e prospettiva a una comunità che ha vissuto anni di fragilità – spiega il commissario straordinario, Guido Castelli -. La liquidazione del contributo è il segnale concreto che la ricostruzione procede, con attenzione al territorio e alle sue specificità. Ringrazio per il lavoro svolto il Comune, l’Usr e la Regione Marche guidata dal presidente Francesco Acquaroli».

Villa da Piedi si trova ai piedi del Monte Sassotetto, in un’area classificata a rischio molto elevato (R4) per frane e valanghe. Dopo il sisma del 2016, si è verificata la riattivazione di un movimento franoso già censito, con potenziali impatti sulle strade provinciali 47 e 120. Inoltre, il versante sud-occidentale del Monte Sassotetto è soggetto a fenomeni valanghivi storici, con eventi catastrofici registrati negli anni ’30 e ordinanze di evacuazione nel 1990 e 2005.

I lavori prevedono disgaggio e bonifica delle pareti rocciose instabili a monte dell’abitato e delle strade provinciali; installazione di nuove barriere fermaneve per completare la protezione contro le valanghe, con moduli certificati e a basso impatto visivo; sostituzione delle reti danneggiate delle barriere paramassi esistenti; monitoraggio e manutenzione delle opere realizzate, con attenzione alla tutela ambientale e alla biodiversità.

Particolare attenzione è riservata ai criteri ambientali minimi, con l’uso di materiali riciclati, la salvaguardia della vegetazione autoctona e la protezione della fauna locale.

Dice il sindaco di Bolognola Cristina Gentili: «Questo intervento rappresenta un passaggio fondamentale per la sicurezza e la rinascita del nostro territorio. Villa da Piedi, è la frazione che ha saputo resistere meglio al trascorrere del tempo ed alle avversità alle quali è andata incontro, ma è anche la frazione maggiormente a rischio idrogeologico. Ricordo il suo coinvolgimento nelle 2 valanghe del 1930 e del 1934. Oggi, grazie a un lavoro sinergico tra Comune, Ufficio Speciale Ricostruzione, Struttura Commissariale, Regione Marche e tutti gli enti coinvolti, possiamo finalmente guardare al futuro con maggiore positività. La messa in sicurezza del versante e l’installazione di nuove opere di protezione non sono solo un presidio contro il rischio idrogeologico e valanghivo, ma anche un segnale concreto di attenzione verso le aree interne e montane, spesso dimenticate.  Ringrazio tutti coloro che insieme a me si adoperano costantemente per rendere possibile questi risultati, e ridare slancio a questi nostri territori che possono ospitare non solo le comunità del presente ma anche le generazioni future. È un investimento sulla sicurezza, ma anche sulla dignità e sulla resilienza della nostra comunità.»

 

Roccafluvione, approvato l’intervento di rafforzamento locale della chiesa di Santa Anatolia Vecchia

La Conferenza permanente ha approvato l’intervento di rafforzamento locale della chiesa di Santa Anatolia Vecchia a Roccafluvione (Ap), in frazione Pastina. La Chiesa di Sant’Anatolia Vecchia, di proprietà della Diocesi di Ascoli Piceno, risale al XVI secolo ed è situata poco lontano dal centro abitato di Pastina, frazione del Comune di Roccafluvione. L’edificio risulta costituito da due corpi di fabbrica su di un unico livello: quello principale è costituito dalla Chiesa, di dimensioni 13,50×6,00 metri, e posteriormente è presente un annesso, volumetricamente più basso, adibito a sacrestia. È prevista la ricostruzione di porzione della facciata crollata, la realizzazione di cordolo in facciata per l’ancoraggio del frontone e della vela campanaria, l’installazione di intonaco armato con fibra di vetro e “reticola” sui lati corti della struttura e relative angolate, ovvero prospetti ovest ed est, cerchiature in acciaio sugli accessi esterni oltre al passaggio aula-sagrestia e intervento di scuci e cuci nella parete di fondo dell’aula zona altare. Il costo dell’intervento è di 243.688,40 euro.

“Dobbiamo tutelare e recuperare tutte le nostre eccellenze che fanno parte della nostra tradizione- sottolinea il Commissario alla ricostruzione sisma 2016 Guido Castelli – Sono

luoghi dello spirito che testimoniano la nostra cultura e la nostra storia. Ringrazio il presidente della Regione Francesco Acquaroli, l’Arcivescovo Gianpiero Palmieri, l’Ufficio ricostruzione e il sindaco Emiliano Sciamanna per la loro collaborazione”.

 

Castelli: “Tre anni di governo Meloni hanno segnato svolta per l’appennino centrale”

“I tre anni di Governo Meloni hanno rappresentato una vera svolta per l’Appennino centrale. Questo triennio, infatti, non solo ha fatto segnare il cambio di passo nella ricostruzione post-sisma, ma ha anche consentito l’avvio di una nuova stagione di sviluppo dei nostri territori rispetto a un passato nel quale la politica nazionale aveva relegato i nostri territori ai margini. Il lavoro svolto in questi anni, in un crescente clima di collaborazione tra tutti gli attori coinvolti, sta consentendo di superare l’emergenza attraverso una strategia di rinascita fondata su un modello che unisce sostenibilità, sicurezza, innovazione e identità”.

Lo afferma il senatore Guido Castelli, Commissario Straordinario al sisma 2016.

“Si tratta di quel modello – aggiunge il Commissario Castelli – meglio noto come il Laboratorio Appennino centrale, la cui attuazione è stata resa possibile dalla stretta sinergia istituzionale tra Governo, Regioni e Comuni, che ha consentito di tenere insieme la ricostruzione materiale con la riparazione economica e sociale delle nostre comunità. La costante attenzione del Governo Meloni nei confronti dei nostri territori e l’impegno dei suoi ministri– ha aggiunto Castelli – ha contribuito in maniera essenziale a realizzare quelle azioni che ci hanno permesso di accelerare le procedure, semplificare le norme e rendere la ricostruzione più rapida ed efficace. Il Laboratorio Appennino, che aspira ad essere un modello di riferimento per aree interne del nostro Paese, ha l’obiettivo di creare le condizioni per uno sviluppo sostenibile, basato su innovazione, conoscenza e valorizzazione del ricco patrimonio di storia, arte cultura e natura custodito nei territori del sisma. Un luogo di sperimentazione di politiche pubbliche e buone pratiche che, al contempo, promuove il coinvolgimento del tessuto imprenditoriale e del mondo dell’associazionismo.

In questi tre anni, tracciando un nuovo futuro nel quale le persone non siano più costrette ad abbandonare la loro terra di appartenenza, in cui nascono opportunità di lavoro e vengono forniti servizi moderni e diffusi, abbiamo creato le condizioni per contrastare il fenomeno dello spopolamento. Il Governo Meloni ha creduto in questa sfida e oggi raccogliamo i primi frutti di un percorso che, anche negli anni a venire, richiederà massimo impegno e dedizione. Perché molto è stato fatto, ma molto resta da fare, nella consapevolezza che oggi la rinascita è di fronte a noi”.

Clima, Castelli:” L’approccio ideologico mette a rischio i nostri territori, giusto cambio rotta chiesto da Meloni a Europa”

“Nelle comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ribadito l’esigenza di essere credibili, senza porsi obiettivi inverosimili o dannosi sul campo della lotta al cambiamento climatico e della riduzione delle emissioni. In particolare, il Presidente Meloni ha espresso la volontà di ‘abbandonare l’approccio ideologico del green deal, per cui l’Italia non potrà sostenere la proposta della Commissione europea di revisione della Legge clima europea com’è formulata, serve un cambio di approccio ’. Il Presidente del Consiglio ha anche evidenziato la necessità di prendere atto delle diverse realtà e delle diverse soluzioni possibili in tema ambientale; questo è ancora più vero per le questioni climatiche dove esistono differenze sostanziali tra Sud e Nord Europa. Anzi, proprio il fronte Mediterraneo è quello più esposto agli effetti dei cambiamenti climatici. Una minaccia grave che in Appennino centrale conosciamo bene e sappiamo anche che le soluzioni divergono totalmente dalle indicazioni che vengono da Bruxelles, pensate per il Nord e Centro Europa che spingono per l’abbandono dei territori, lasciando libero spazio alla natura, mentre i nostri sforzi vanno in direzione opposta”.
Lo afferma il commissario alla ricostruzione sisma 2016 Guido Castelli

“Infatti, nell’Appennino centrale stiamo lavorando per creare le migliori condizioni di vita e lavoro in un territorio che per millenni è stato plasmato dall’interazione uomo-natura – prosegue Castelli -. Proprio il mosaico di usi e infrastrutture territoriali che hanno assicurato nei secoli la tenuta, il paesaggio e una biodiversità senza eguali in Europa, ora è a rischio a causa dell’abbandono da parte dell’uomo. Ma se vogliamo seguire le indicazioni, per esempio, del Regolamento per il ripristino della natura, uno dei cardini del Green Deal, dovremmo chiedere a Bruxelles ingenti risorse, dal momento che il cambiamento più notevole nell’uso del suolo registrato in Italia negli ultimi 50 anni è stata la conversione spontanea di terreni agricoli abbandonati in boschi in avanzamento, che appesantiscono i pendii trasformandosi in potenziali elementi di rischio”. Si tratta di un rinselvatichimento più che una rinaturalizzazione, che richiederebbe tempi più lunghi, che avviene mentre nel frattempo gli eventi climatici estremi su terreni instabili provocano un crescente numero di lutti e di eventi dannosi. Inoltre – prosegue il Commissario al sisma -, l’abbandono è una minaccia anche per la nostra biodiversità ambientale, agricola e culturale che rappresenta le radici della nostra identità. Per fortuna la netta posizione italiana sul Green Deal, confermata con forza anche questa mattina dal Presidente del Consiglio – ribadisce Castelli – sta ottenendo risultati significativi, come l’accordo sulle semplificazioni per la PAC che permette agli agricoltori che lavorano nei siti Natura 2000 di essere automaticamente considerati conformi alle norme ambientali. Un provvedimento che interessa più del 50% di tutto il cratere sisma 2016, che non rappresenta soltanto una significativa semplificazione burocratica ma il sostanziale riconoscimento del ruolo di custodi del territorio dei nostri agricoltori. Come stiamo dimostrando nell’opera di ricostruzione e riparazione del cratere – conclude Castelli – l’abbandono e il rinselvatichimento rappresentano una minaccia per la ricostruzione. Solo un presidio attivo e produttivo del territorio può garantire la messa in sicurezza dei centri abitati e la salvaguardia del paesaggio dando forma e concretezza a un Green Deal non ideologico, ma pragmatico”.

Firmato il Protocollo d’Intesa per la nuova Caserma dei Vigili del Fuoco e la sede della Croce Rossa di Visso: due presidi strategici per l’Alto Nera

È stato firmato oggi  il Protocollo d’Intesa istituzionale tra Comune di Visso (MC), Dipartimento dei Vigili del Fuoco, Agenzia del Demanio, Ufficio Speciale per la Ricostruzione Marche (USR) e Croce Rossa Italiana – Comitato di Visso, che rappresenta un passo decisivo per la ricostruzione pubblica del paese dell’Alto Maceratese tra i più colpiti dal sisma del 2016  per il potenziamento dei servizi essenziali, alla presenza  di  Emanuele Prisco, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno.

Con la firma di oggi vengono avviate due opere strategiche: la nuova Caserma del Distaccamento dei Vigili del Fuoco di Visso, finanziata con un investimento di 5,5 milioni di euro,con risorse in arrivo dal  Ministero dell’Interno nel Programma  triennale 2024-2026 per le infrastrutture del Corpo Nazionale, e la nuova sede della Croce Rossa Italiana – Comitato di Visso, sostenuta da un finanziamento di 1 milione di euro nell’ambito del Programma straordinario di rigenerazione urbana post-sisma, attraverso la specifica ordinanza  137 del Commissario al sisma 2016 Guido Castelli. Presenti all’incontro per la firma, oltre al Commissario Castelli, il sindaco Rosella Sensi e il sottosegretario Prisco,  il Questore di Macerata Luigi Mangino, il direttore dell’Ufficio Speciale della Ricostruzione delle Marche Marco Trovarelli, la presidente della Croce Rossa per le Marche Rosaria Del Balzo Ruiti, David Celi, presidente Cri del Comitato di Visso, Pierpaolo Russo , Resp. Direzione Gen. Marche Agenzia del Demanio, Leonardo Rampino, comandante dei Vigili del Fuoco di Macerata, Vincenzo Bennardo, comandante regionale, e Stefano Marsella, Direttore Centrale Risorse logistiche e strumentali del Dipartimento Nazionale dei Vigili del Fuoco, la senatrice Elena Leonardi e Giuseppe Di Martino Vicario del prefetto di Macerata.

Commenta il sindaco di Visso Rosella Sensi:“Con la firma del protocollo di oggi, Visso compie un passo importante nel suo percorso di ricostruzione e resilienza. Non si tratta solo di un segnale di speranza per i cittadini, ma di una certezza concreta: il riconoscimento di ciò che Visso era prima del terremoto e di ciò che tornerà a essere. L’impegno che assumiamo oggi vuole restituire e rafforzare un sentimento di sicurezza non solo tra quanti hanno scelto di restare, ma anche tra tutti coloro che amano Visso — i visitatori, i proprietari di seconde case, le persone che hanno questo borgo nel cuore e che vogliono tornare, riviverlo e contribuire a farlo rifiorire.”

“Con la firma di oggi – ha dichiarato il Commissario Straordinario alla Ricostruzione, Guido Castelli – Visso compie un passo concreto verso il rafforzamento dei propri presidi di sicurezza e protezione civile. La nuova caserma e la sede della Croce Rossa non sono solo opere pubbliche, ma segni tangibili della presenza dello Stato e della collaborazione tra istituzioni. Così la ricostruzione diventa anche ricostruzione di fiducia, con infrastrutture moderne e servizi che tornano a dare vita ai borghi dell’Appennino”.

“La nuova caserma dei Vigili del Fuoco di Visso – ha dichiarato il Sottosegretario all’Interno, Emanuele Prisco – rappresenta un investimento concreto sulla sicurezza dei cittadini e un presidio stabile per un territorio che ha conosciuto il dolore del sisma ma anche la forza della rinascita. Come Ministero dell’Interno abbiamo voluto sostenere con determinazione questo progetto, che rafforza la capacità di risposta del Corpo nazionale nelle aree interne e testimonia la presenza viva dello Stato accanto alle comunità più esposte. Ringrazio il Commissario Castelli, il Comune e tutti gli enti coinvolti per la piena sinergia istituzionale che rende possibile questo risultato.”

Le due strutture sorgeranno in località “Il Piano”, lungo via Roma, su aree contigue di proprietà comunale e privata. L’obiettivo è duplice: da un lato, rafforzare la rete dei presidi pubblici per la sicurezza e il soccorso; dall’altro, contribuire alla rinascita del tessuto urbano e sociale, favorendo la permanenza e il ritorno delle famiglie nelle aree interne.

Il Comune di Visso si occuperà della variante urbanistica e della cessione dei terreni destinati alla caserma, oltre a concedere in comodato gratuito l’immobile che ospiterà la Croce Rossa. Il Dipartimento dei Vigili del Fuoco curerà l’acquisizione delle aree private e affiderà all’Agenzia del Demanio la funzione di stazione appaltante per progettazione e lavori, mentre l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione Marche  assumerà il ruolo di soggetto attuatore per la sede CRI, con l’obiettivo di completare l’intervento entro due anni dall’approvazione della variante. La Croce Rossa Italiana, dal canto suo, garantirà la piena operatività del Comitato di Visso e l’utilizzo della nuova struttura per attività di volontariato e di pubblica utilità.

Il documento firmato oggi include anche la previsione di un intervento sulla viabilità locale, con la possibilità di realizzare una rotatoria nei pressi di Largo Martiri delle Foibe per migliorare l’accessibilità alle nuove sedi e alle aree produttive limitrofe. L’intesa avrà validità di cinque anni, prorogabile fino al completamento delle opere, e prevede l’istituzione di un tavolo tecnico permanente tra gli enti firmatari per garantire il coordinamento e il monitoraggio costante delle attività.

Sisma 2016: Castelli, “I 50 milioni per la ricostruzione pubblica del Cis Abruzzo danno ulteriore slancio alla ricostruzione”

“L’approvazione di ulteriori 50 milioni di euro per la ricostruzione pubblica da parte del Cis Abruzzo rappresenta un considerevole segnale di attenzione nel percorso di rilancio e rinascita di questi territori e un passo significativo, anche in ragione dell’ampio consenso raccolto dalla proposta. Sarà mia cura portare quanto prima questi interventi, insieme al Presidente Marco Marsilio, in Cabina di Coordinamento così da renderli esecutivi attraverso una specifica Ordinanza commissariale. Dopo le troppe lentezze dei primi anni post-sisma, ora anche in Abruzzo la ricostruzione pubblica, così come quella privata, ha fatto segnare un significativo cambio di passo. A ciò si aggiungono le buone notizie per il cratere definite nella Legge di bilancio: novità che certificano il buon esito degli sforzi compiuti in questi anni dalla Struttura commissariale che ci inducono a operare con crescente intensità e fiducia”.

Così il Commissario Straordinario alla Riparazione e Ricostruzione Sisma 2016, Guido Castelli, ha commentato l’esito della riunione del Comitato Istituzionale di Sviluppo tenutasi a Teramo. Le risorse deliberate, saranno destinate al finanziamento di numerose opere pubbliche, di cui circa 20,3 milioni nei Comuni del cratere e 29,6 milioni nei Comuni fuori cratere.

“Il Cis Sisma Centro Italia – aggiunge Castelli – era nato da una decisione della Cabina commissariale e in Abruzzo ha consentito di assegnare ulteriori 50 milioni per progetti strategici di ricostruzione pubblica dedicati a luoghi che non rientrano tra quelli particolarmente colpiti dal sisma del 2016-2017 – i quali, invece, sono oggetto di Ordinanze Speciali -. Il risultato appena conseguito – aggiunge Castelli – è il frutto di quel clima di collaborazione istituzionale che dal Governo passa per la Regione Abruzzo e i Comuni, evidenziato anche dalla partecipazione al Comitato di colleghi parlamentari e amministratori. Una valutazione in particolare lo merita il finanziamento da 2,7 milioni di euro per la ricostruzione a Teramo della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia, frutto di una decisione assunta dopo una approfondita valutazione giuridica circa la possibilità di inserire il finanziamento tra quelli ricadenti nella ricostruzione pubblica. Il lavoro condiviso tra le istituzioni è la chiave per rendere la ricostruzione sempre più rapida, efficiente e vicina ai bisogni reali dei territori. La ricostruzione pubblica è il motore della rinascita dei nostri borghi perché si traduce in interventi per scuole, municipi, infrastrutture e luoghi di aggregazione. Non sono solo opere, ma luoghi simbolici e di aggregazione: quei punti di riferimento attraverso i quali si forma la nostra identità. La sinergia che si è vista a Teramo – conclude il Commissario – testimonia una visione comune: restituire alla normalità le nostre comunità, offrendo loro una nuova prospettiva di sviluppo”.