Avvio del cantiere per il complesso monastico di Santa Caterina, edificio simbolo di Monte San Martino e casa delle Monache Benedettine

Una storia che attraversa un millennio quella del Monastero delle Monache Benedettine di Santa Caterina a Monte San Martino, l’edificio più antico del paese, reso inagibile dalle scosse del 2016. Da allora le quindici religiose vivono in spazi angusti, in una piccola dependance accanto al complesso storico. Dopo anni di attesa e una progettazione complessa e innovativa, i lavori possono finalmente partire. Con una cerimonia raccolta E sentita è stata benedetta la prima pietra, alla presenza del Commissario alla Ricostruzione Sisma 2016 Guido Castelli, delle suore, dei tecnici, dei progettisti e dell’impresa esecutrice.

L’edificio, risalente all’anno 1000, è tutelato dalla Soprintendenza con Decreto n. 9651 del 30 dicembre 1974. L’intervento, finanziato con Decreto n. 5703 del 17 settembre 2025 per un importo di circa 10 milioni di euro, riguarda una superficie lorda di 4.000 metri quadrati articolata in sette corpi di fabbrica, tra cui la chiesa di Santa Caterina. Il programma prevede restauro conservativo e miglioramento sismico del complesso, caratterizzato da murature, solai e coperture molto eterogenei.

Prima della progettazione è stato condotto uno studio tecnico-scientifico approfondito in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche. L’installazione di accelerometri e velocimetri ha consentito un monitoraggio dinamico completo dell’edificio, utile a calibrare il modello strutturale e impostare interventi mirati, evitando opere superflue e ottimizzando le risorse. A lavori conclusi è previsto un sistema permanente di monitoraggio sismico, per verificare nel tempo le prestazioni delle opere e il comportamento strutturale del complesso, che tornerà a essere vissuto quotidianamente dalla comunità monastica.

Il progetto prevede consolidamenti mirati: rinforzo delle murature (intonaco armato, iniezioni, catene, scuci-cuci), consolidamento o rifacimento di solai e volte, interventi sulle coperture, opere edilizie e restauri delle finiture. Ogni intervento è stato definito sulla base del comportamento reale dell’edificio, ricostruito grazie allo studio preliminare.

“Restaurare un luogo che non è solo patrimonio storico ma anche casa di una comunità viva impone rigore e responsabilità,” afferma il Commissario al Sisma 2016 Guido Castelli. “Questo intervento unisce tutela, sicurezza e continuità di vita. Lo facciamo con un metodo scientifico: studio preliminare, modellazione accurata e monitoraggio continuo. È la strada giusta per proteggere il nostro patrimonio e dare certezze alle persone che lo abitano, come le monache che da sempre contribuiscono alla vita spirituale e sociale della comunità. Sono felice che presto potranno tornare nella loro casa, più sicura, e che Monte San Martino potrà riavere un pezzo della sua storia”.

Suor Maria Stefania Costarelli, Madre Badessa racconta: “Sono stati anni duri. Non abbiamo mai fatto venir meno la preghiera e la nostra vocazione, restando fedeli al carisma benedettino. Gli spazi stretti limitano il movimento, soprattutto per le sorelle più anziane. Ora abbiamo la speranza concreta di tornare nella nostra casa, quella che ci ha accolte quando abbiamo scelto la vita monastica. Potremo riprendere pienamente il nostro ‘prega, lavora, accogli’ e avremo posto anche per nove giovani che vorranno  seguire la fede”.

Le monache, nonostante tutto, non si sono mai fermate: lavorano nei campi, realizzano paramenti sacri, ricami, marmellate, liquori e piccoli manufatti, contribuendo dall’interno del monastero alla vita comunitaria.  E torneranno ad accogliere chi vorrà con loro vivere l’esperienza di vita monastica nella foresteria, una volta riaperto il complesso.

“È l’edificio storico più antico del nostro paese,” osserva il sindaco di Monte San Martino, Matteo Pompei. “Attorno al monastero è nato il centro storico. Le suore lo tengono vivo da mille anni e sono parte integrante della comunità. Dopo nove anni di attesa la ricostruzione parte davvero. È un nuovo inizio per un edificio complesso, che richiedeva tempo, studi e soluzioni adeguate. Grazie al Commissario Castelli e alla sua Struttura”.

Per Mons. Rocco Pennacchio, vescovo dell’Arcidiocesi di Fermo: “Il monastero è un elemento identitario per il paese, con un valore importante dal punto di vista civile e religioso. È una notizia di rinascita di un piccolo comune che custodisce storia e arte, tra cui il Polittico di Crivelli. Inoltre è un complesso vivo e vissuto: per la nostra diocesi rappresenta un riferimento importante. Ringrazio la Struttura Commissariale per l’impegno”.

Demetrio Catalini, economo diocesano, ricorda il quadro più ampio: “Nella diocesi abbiamo sette monasteri di clausura, quattro dei quali danneggiati dal sisma. A Montegiorgio e Monte San Giusto i lavori sono in corso, uno è stato riaperto ad Amandola. Questo di Monte San Martino è il più impegnativo per dimensioni e valore. È un momento felice: finalmente rivediamo la luce”.

Cascia, ok all’intervento di miglioramento sismico della chiesa di San Giovenale

Via libera, da parte della Conferenza permanente, all’intervento di miglioramento sismico della chiesa di San Giovenale a Cascia, in località Logna. La chiesa si affaccia sulla stretta piazzetta al centro della frazione tramite un portico voltato costituito da tre potenti arcate. Il livello superiore del portico, frutto di una probabile sopraelevazione successiva alla sua costruzione, nasconde alla vista il resto della facciata della chiesa. Il progetto si concentra su una riparazione delle lesioni e un rinforzo complessivo delle murature attraverso interventi di cuci-scuci, sostituzione e rinforzo di architravi per le aperture. Si prevede il rinforzo di architravi in pietra lesionati e il rinforzo di archi e piattabande in laterizio tramite perfori armati sub-verticali. Ci sarà la sostituzione delle coperture dell’aula rimuovendo la struttura in travetti prefabbricati in laterizio. Il costo dell’intervento è di 2.014.000,00 euro.

“L’Umbria è ricchissima di gioielli come questo. Anche questo intervento è un ulteriore segnale di rinascita del territorio, nel segno della bellezza e della coesione sociale- dichiara il commissario alla ricostruzione sisma 2016 Guido Castelli- Per la loro collaborazione ringrazio il presidente della Regione Stefania Proietti, l’Arcivescovo Renato Boccardo, l’ufficio ricostruzione Umbria e il sindaco Mario De Carolis”.

Monte Cavallo inaugura il nuovo campo da padel realizzato con i fondi PNC per la rigenerazione urbana

Rinascita attraverso lo sport e la rigenerazione urbana a Monte Cavallo, piccolo comune maceratese del post sisma 2016 dove è stato inaugurato un nuovo campo da padel, realizzato nell’area degli impianti sportivi grazie ai fondi PNC, nella misura che riguarda la rigenerazione urbana, gestiti dalla Struttura Commissariale Sisma 2016 guidata dal Commissario Guido Castelli. L’opera rientra nel Programma Unitario di Rigenerazione Urbana da 730 mila euro, che interessa il capoluogo e le frazioni di Pian della Noce, Collattoni e Selvapiana Cascine.

Il nuovo campo da padel, sport di derivazione tennistica che si gioca all’interno di un campo chiuso da quattro pareti, dinamico e accessibile a tutte le età, sostituisce il precedente campetto polivalente. E’ realizzato con un importo di poco più di 60 mila euro, ha dimensioni 20×10 metri con pavimentazione in erba sintetica, pareti di fondo alte 4 metri e laterali alte 3 metri, struttura in acciaio verniciato e vetri temperati per garantire il corretto rimbalzo e una buona visibilità dall’esterno. La struttura restituisce alla comunità uno spazio moderno e di qualità, pensato come punto di incontro per giovani, famiglie e associazioni.

L’intervento, il primo nell’Alto Maceratese, intercetta un fenomeno sportivo globale in piena espansione: secondo il Playtomic Global Padel Report 2025, i campi nel mondo hanno superato quota 50mila e diventeranno oltre 81mila entro il 2027. Il padel è ormai praticato in più di 90 Paesi ed è entrato stabilmente nella quotidianità sportiva di milioni di persone.

«La realizzazione di un campo da padel è un’ottima intuizione: significa offrire nuove opportunità sportive e sociali, seguendo la contemporaneità e un fenomeno in forte crescita a livello mondiale. Lo sport è un potente antidoto contro la solitudine e le devianze giovanili: crea comunità, offre alternative sane e costruisce legami. Questo intervento si inserisce in una strategia più ampia: migliorare la qualità della vita, rendere i borghi attrattivi e rafforzare le occasioni di incontro e coesione. Le risorse del PNC stanno consentendo ai territori più fragili dell’Appennino di tornare a investire sul futuro. Ringrazio l’amministrazione comunale, il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli e tutti i tecnici coinvolti», dichiara il Commissario Straordinario Guido Castelli.

Soddisfatto il sindaco di Monte Cavallo Pietro Cecoli: «Grazie al finanziamento del PNC siamo riusciti a realizzare il nuovo campo da padel, ampliando l’offerta sportiva e turistica per i giovani del paese e dei comuni limitrofi. Si tratta di uno sport in continua espansione e noi stiamo facendo tutto il possibile per restare al passo, seguendo le novità e portando opportunità concrete sul territorio. Quest’opera è stata possibile grazie al lavoro della Struttura Commissariale guidata dal Commissario Guido Castelli, che segue in prima persona ogni intervento per migliorare la fruibilità e la qualità dei territori del cratere con passione e dedizione. Da parte nostra va un sincero ringraziamento».

Presenti diversi sindaci dell’entroterra maceratese e il presidente dell’Assemblea legislativa delle Marche Gianluca Pasqui: «Quella di oggi è una giornata importante, una giornata di festa ma anche di riflessione. Questo intervento simboleggia bene ciò che significa ricostruzione: non solo il recupero delle mura e delle case, ma anche il rilancio sociale, economico e sportivo delle nostre comunità. Questi territori non si sono mai fermati e hanno bisogno di certezze che arrivano anche da momenti come questo. Il mio grazie va al Commissario Castelli, sempre attento alle esigenze dell’Appennino, e al presidente della Regione Acquaroli, che non ha mai fatto mancare il suo contributo alla vita amministrativa di queste aree».

Il presidente del Coni Marche Fabio Luna ha fatto sentire la sua vicinanza anche donando la bandiera del Comitato Olimpico regionale Marche: «Ringrazio il Comune di Monte Cavallo e la Struttura Commissariale diretta da Guido Castelli per aver creduto ancora una volta nella ricostruzione attraverso lo sport e, quindi, negli impianti sportivi. Ogni volta che un intervento come questo viene realizzato in queste zone è un momento commovente, perché significa dare valore allo sport e, di conseguenza, alle comunità. Guido Castelli sta portando avanti un lavoro eccezionale da questo punto di vista».

Il piano di rigenerazione urbana di Monte Cavallo. Il campo da padel è parte di un pacchetto coordinato di interventi volto a migliorare servizi, spazi pubblici, attrattività turistica e sicurezza. Nel capoluogo, oltre alla nuova struttura sportiva, è stato realizzato un parcheggio da 6 posti auto a servizio degli impianti sportivi e avviata la riqualificazione di via Umberto I con pavimentazione in porfido, in continuità con il centro storico. A Pian della Noce è stata allestita un’area fitness con 7 macchine su pavimentazione antitrauma e avviato il ripristino dei muri in pietra. A Collattoni è stata realizzata un’area camper attrezzata con colonnine elettriche, camper service, illuminazione, segnaletica e un’area fitness con 3 macchine; realizzati due campi polivalenti – un campo da calcetto e un’area giochi per bambini – con spogliatoi e servizi igienici. A Selvapiana Cascine completata  un’area camper da 2 stalli con attacchi elettrici, illuminazione e area fitness con 7 macchine, oltre al ripristino del muro di contenimento vicino alla chiesa di San Cristoforo. Il programma comprende anche un nuovo sistema comunale di videosorveglianza per un presidio di sicurezza  con telecamere OCR già installate  e centrale operativa presso il Municipio.

 

Pioraco, 3,1 milioni di euro per l’Istituto del Sacro Cuore della Parrocchia di San Vittorino. Il paese si riappropria di un pezzo di storia per la comunità

Verrà presto ricostruito il complesso dell’Istituto del Sacro Cuore, nel cuore del borgo di Pioraco, nel Maceratese. Dall’Ufficio Speciale per la ricostruzione delle Marche arriva la firma del decreto n. 11887 dell’11 novembre 2025 che dispone la concessione di un contributo pari a 3.192.176,31 euro per il recupero e il miglioramento sismico dell’edificio della Parrocchia di San Vittorino di Pioraco, gravemente danneggiata dal sisma del 2016. La chiesa del Santo patrono di Pioraco era stata riaperta, dopo i lavori post sisma, nel 2020 e ora toccherà all’edificio attiguo che ha fatto la storia della “città dell’acqua”.

Negli anni ‘30 infatti furono i cartai a costruire l’edificio dove dimoravano le suore della Congregazione delle Sorelle dei Poveri di Santa Caterina da Siena,  che accudivano i bambini delle donne e degli uomini che lavoravano nelle cartiere e insegnavano l’arte del ricamo alle ragazze. La funzione di asilo venne portata avanti fino agli anni ‘90 e prima del sisma il luogo di proprietà della parrocchia diretta da Don Cherubino Ferretti, nell’ambito dell’arcidiocesi di Camerino – San Severino di Monsignor Francesco Massara, i locali accoglievano l’attività di oratorio a catechismo per i bambini e i ragazzi del paese. Una parte invece era riservata alla ricettività gestita da un privato, in particolare in estate e primavera per ritiri di squadre calcistiche in arrivo da tutta Italia. Le scosse di ottobre 2016 resero inagibile il complesso privando la comunità di uno spazio di ricettività, socializzazione, incontro per la comunità e catechesi per i giovani.

La ricostruzione ora prevede un intervento di miglioramento sismico rientrante nella procedura semplificata del Testo unico della ricostruzione privata, approvato con l’Ordinanza n. 130/2022 del Commissario Straordinario per la Ricostruzione Guido Castelli.  L’edificio, di rilevante valore storico e architettonico, è stato oggetto di un iter tecnico accurato che ha previsto la verifica e la determinazione positiva della Conferenza Regionale, che ha sostituito tutti i pareri paesaggistici e sismici necessari.

 

Soddisfatto Don Cherubino Ferretti: “Come parroco sono molto contento che la struttura torni a vivere come luogo di incontro per i parrocchiani e anche per i ragazzi e i bambini del paese che avranno nuovi spazi a disposizione. L’idea è mantenere anche il doppio uso che aveva prima del sisma, con una parte destinata alla ricettività di gruppi e turisti”.

“Con questo intervento restituiamo alla comunità di Pioraco, uno dei borghi più suggestivi del Maceratese, un edificio che rappresenta un luogo di identità, educazione e socialità – dichiara il Commissario Straordinario per la Ricostruzione, Guido Castelli –. L’ Istituto del Sacro Cuore tornerà a essere uno spazio vivo per i bambini, i giovani e le famiglie, ma anche una struttura capace di contribuire alla crescita economica legata al turismo, grazie alla sua vocazione ricettiva. È un esempio concreto di come la ricostruzione possa essere non solo recupero edilizio, ma rigenerazione di comunità e di futuro. Ringrazio l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione delle Marche, il parroco don Cherubino Ferretti, il Comune di Pioraco e Monsignor Francesco Massara, sempre attento e puntuale nel seguire i cantieri della Chiesa, per la dedizione con cui sta riportando alla vita i luoghi simbolo del territorio”.

Commenta il sindaco di Pioraco Matteo Cicconi: “Abbiamo tutti un affetto particolare per questo edificio che è stato al centro della vita per tanti piorachesi. L’idea di tornare a riprendere anche la funzione ricettiva è molto importante per il nostro bellissimo borgo visitato da tante persone che spesso non hanno la possibilità di fermarsi per la penuria di posti letto. Ringrazio di cuore Don Cherubino e in particolare Mons. Massara per la prontezza e l’efficienza con cui sta portando avanti la ricostruzione dei beni della Chiesa importanti per ricostruire anche il tessuto umano fortemente disgregato dopo il sisma. Fondamentale l’attenzione e la sinergia con L’Usr Marche e il commissario al sisma 2016 Guido Castelli”.

 

 

Ponte Ancaranese, partiti i lavori di messa in sicurezza: iter record in quattro mesi

Dopo un anno tra chiusure e sensi di marcia alternati, il ponte Ancaranese arriva alla svolta: oggi, 13 novembre, sono partiti i lavori di messa in sicurezza che consentiranno la riapertura temporanea al traffico veicolare di questo nodale collegamento posto a cavallo dei comuni di Ascoli, Castel di Lama e Ancarano (e quindi tra le province di Ascoli e Teramo), snodo fondamentale per l’accesso e l’uscita dal raccordo autostradale “Ascoli-mare”, alla zona industriale di Campolungo ed alla strada statale “Bonifica”.

L’infrastruttura storica, costruita nel 1887 e vincolata dalla Soprintendenza, è stata chiusa nel 2024 per gravi problemi alle fondazioni, aggravati da fenomeni di scalzamento e rotazioni dell’impalcato.

«Oggi, grazie a un intervento modulare, potrà tornare a svolgere la sua funzione strategica per la viabilità tra Marche e Abruzzo, in attesa dell’intervento finanziato dall’ordinanza 122 per il nuovo ponte posto di fianco a quello oggetto dell’intervento – spiega il commissario alla ricostruzione, Guido Castelli -. Le lavorazioni dovrebbero concludersi nei primi mesi del 2026, salvo avverse condizioni meteo. Si tratta di un grande risultato che conferma la bontà del lavorio svolto finora e per cui non posso non ringraziare le componenti coinvolte».

«La consegna dei lavori del Ponte dell’Ancaranese rappresenta un momento di grande soddisfazione per la nostra comunità e per l’intero territorio di confine tra Abruzzo e Marche. Si tratta di un’infrastruttura fondamentale per la mobilità, la sicurezza stradale e lo sviluppo economico della zona, che collega due province e due comunità da sempre unite da rapporti sociali e produttivi. Come Amministrazione Comunale esprimiamo piena soddisfazione per l’avvio concreto di questo intervento, anche alla luce della nostra presenza costante e costruttiva durante tutto l’iter procedurale che ha condotto alla consegna dei lavori.Un ringraziamento particolare va al Senatore Guido Castelli, Commissario Straordinario alla Ricostruzione, per il fondamentale intervento nella programmazione finanziaria che ha reso possibile l’opera, nonché agli enti proprietari, Provincia di Teramo e Provincia di Ascoli Piceno, per il lavoro sinergico e l’impegno condiviso. Desidero inoltre ringraziare le strutture amministrative e tecniche competenti, che con professionalità e dedizione hanno contribuito al raggiungimento di questo importante traguardo. L’auspicio, ora, è che i lavori procedano con la massima celerità, per restituire quanto prima alle due comunità di confine un’infrastruttura strategica e sicura, a beneficio del territorio e del suo futuro sviluppo» ha dichiarato il sindaco di Ancarano Pietrangelo Panichi.

L’intervento da 1,5 milioni, progettato dall’Ufficio Speciale Ricostruzione e attuato grazie all’ordinanza speciale 122 dello scorso 3 luglio, è frutto di una sinergia tra Struttura Commissariale e lo stesso Usr.

Presenti oggi in cantiere, oltre al commissario Castelli, il presidente della Provincia di Teramo Camillo D’Angelo, il consigliere della Provincia di Ascoli Daniele Tonelli, il consigliere regionale Andrea Cardilli, il direttore dell’Usr Marco Trovarelli, il Rup Ing. Tommaso Everard Weldon e l’ingegnere Ivo Vanzi, che ha redatto il progetto esecutivo.

Da quel momento, grande speditezza delle pratiche: il 18 luglio è arrivato l’ok della Conferenza dei servizi, poi l’11 settembre durante le attività di bonifica degli ordigni bellici propedeutiche all’esecuzione dei lavori, è stato rinvenuto un ordigno risalente alla Seconda Guerra Mondiale lungo l’alveo del fiume Tronto, rimosso la settimana successiva. Il 6 novembre ecco l’approvazione progetto esecutivo a soli quattro mesi dalla pubblicazione dell’ordinanza speciale, il 12 novembre l’affidamento lavori ed oggi l’apertura del cantiere. Un iter lampo, reso possibile dalle norme straordinarie in materia di ordinanze speciali.

Il progetto esecutivo redatto da Vanzi rappresenta il connubio tra ingegneria civile e ottimizzazione delle risorse pubbliche. Prevede opere per consolidare le fondazioni, garantire la sicurezza e riaprire temporaneamente l’impalcato al senso di marcia. In particolare, prevede opere di consolidamento delle fondazioni esistenti attraverso un insieme di interventi quali iniezioni a bassa pressione per migliorare il terreno, pali di ripristino dei diaframmi e realizzazione di archi rovesci sulle pile oggetto di importanti situazioni roto-traslative.

L’obiettivo è restituire funzionalità al ponte eliminando l’impatto visivo e ambientale, in linea con i vincoli paesaggistici e storici.

Zes: Castelli: “Con il via libera della Camera per Marche e Umbria diventa realta’

“A meno di un mese dall’approvazione al Senato, oggi la Commissione Bilancio della Camera ha dato il via libera definitivo alla Proposta di legge che prevede l’estensione della Zes a Marche e Umbria. Si tratta di un risultato di grande importanza, voluto dal Governo e dal Presidente Meloni, che avrà un impatto positivo e propulsivo sulle economie delle due regioni dal momento che crea condizioni favorevoli per lo sviluppo di nuovi investimenti nelle due regioni, classificate come aree in transizione. Ora guardiamo anche al cratere laziale”.

Lo afferma Guido Castelli, senatore e Commissario Straordinario al sisma 2016.

“Procedure più rapide, riduzione della burocrazia e possibilità di accedere a incentivi fiscali – in particolare al credito d’imposta -: sono questi i principali vantaggi che comporta l’introduzione della Zes. Dalle opportunità di sviluppo, in particolare per l’industria manifatturiera, che può determinare la Zona economica speciale potranno trarre benefici anche i territori del sisma di Marche e Umbria. Ciò contribuirà a rafforzare quell’azione di riparazione economica e sociale che già stiamo adottando, al fine di creare le condizioni di un nuovo futuro di crescita e prosperità per le comunità che si stanno rialzando dopo anni particolarmente critici. La Zes è lo strumento giusto per dare ulteriore linfa alla voglia di tornare a correre che nell’Appennino centrale hanno in tanti. Ora dobbiamo lavorare affinché  anche il cratere laziale possa essere destinatario delle medesime opportunità.”.

Ordinanza speciale Unicam, un milione di euro in più per il Palazzo Battibocca

È stato firmato dal Commissario Straordinario per la Ricostruzione Sisma 2016, Guido Castelli, il decreto n. 982 del 5 novembre 2025 che assegna 1.011.418 euro in più all’intervento di riparazione dei danni e miglioramento sismico di Palazzo Battibocca, sede storica dell’Università di Camerino.
Il provvedimento integra le risorse già programmate con l’Ordinanza Speciale n. 1 del 9 aprile 2021, che aveva stanziato 5.268.582 euro, portando così il costo complessivo dell’intervento a 6.280.000 euro.
L’aumento dei costi è legato all’aggiornamento dei prezzari regionali e al rincaro dei materiali. L’Università di Camerino è soggetto attuatore dell’opera.

«L’intervento su Palazzo Battibocca – dichiara il Commissario Straordinario Guido Castelli – è parte del più ampio piano di ricostruzione dell’Università di Camerino, uno dei poli simbolo del rilancio culturale e civile del cratere sismico. Con questo decreto assicuriamo la piena copertura finanziaria di un’opera strategica che unisce tutela del patrimonio storico e modernizzazione delle strutture universitarie. Camerino è un laboratorio della ricostruzione post sisma e un motore per la rinascita dell’entroterra marchigiano».

“Ringrazio sentitamente a nome di tutta la comunità universitaria Unicam – ha dichiarato il Rettore Graziano Leoni – il Commissario Straordinario Guido Castelli e tutta la Struttura Commissariale per l’attenzione costante riservata all’Università di Camerino e per la sensibilità dimostrata verso un edificio che rappresenta una parte importante della nostra storia. Con la piena copertura finanziaria potremo proseguire con fiducia e determinazione nella ricostruzione del nostro patrimonio edilizio, continuando a restituire vita e funzioni al centro storico di Camerino. È un passo ulteriore nel percorso di rinascita che unisce memoria, identità e futuro dell’Ateneo e della città”.

L’intervento prevede il miglioramento sismico e il restauro conservativo di Palazzo Battibocca, edificio di pregio storico inserito nel tessuto del centro storico in ricostruzione, che ospiterà alcuni uffici amministrativi dell’Ateneo. L’opera rientra tra gli interventi di particolare criticità e urgenza individuati nella prima Ordinanza Speciale del 2021 dedicata all’Università di Camerino.

L’ordinanza speciale Unicam: aggiudicati i lavori per Palazzo Varano. Più in generale il programma specifico dell’ordinanza speciale Unicam comprende fonti di finanziamento dalla Struttura Commissariale Sisma 2016 che superano i 46 milioni di euro. Dopo la consegna del Polo Studenti ex Magistrali (1 milione e 200 mila euro), sono in corso i lavori sul Collegio Fazzini (quasi 8 milioni di euro), l’Edificio Granelli (4 milioni e 300 mila euro) nel quale hanno sede la scuola di specializzazione e lo studentato universitario, l’ex Convento di San Domenico (9 milioni e 200 mila euro), che comprende l’edificio sede del Museo Civico e del Museo Universitario di Scienze Naturali; terminati i lavori su Palazzo Ribechi (2 milioni e 100 mila €). Per il prestigioso Palazzo Varano, al quale sono stati destinati 14 milioni e 800 mila euro, sono stati appena aggiudicati i lavori per la partenza del cantiere.

Acquasanta Terme, dalla Conferenza regionale ok per il ponte romano di Matera: investimento da 1,25 milioni di euro

La Conferenza regionale ha dato il via libera al progetto di fattibilità tecnico-economica per l’intervento di riparazione del ponte romano sulla strada di Matera, nel comune di Acquasanta Terme (Ap). L’opera rientra nel programma straordinario di rigenerazione urbana connessa al sisma, approvato con l’ordinanza commissariale 137 del 2023.

Il progetto prevede un investimento complessivo di 1.250.000 euro.

«Si tratta di un altro passo verso il ritorno alla piena operatività dell’Appennino così duramente provato dal terremoto – spiega il commissario straordinario, Guido Castelli -. La nostra visione di ricostruzione è improntata verso il territorio, verso il suo futuro e la sua piena fruibilità, intervento come questo confermano la bontà di un lavoro congiunto che coinvolge attivamente Comuni, Ufficio Speciale Ricostruzione e la Regione guidata dal presidente Acquaroli».

«Questo ponte, insieme a quello di Quintodecimo, che a breve avrà il suo decreto, e a quello di Ponte d’Arli, saranno importanti per creare quel percorso culturale attraverso determinati abbellimenti che saranno realizzati proprio sui ponti- aggiunge il sindaco Sante Stangoni – I ponti romani saranno di buon auspicio per il rilancio turistico dei territori».

Il ponte romano, che collega la strada statale Salaria con l’antica viabilità verso la frazione di Matera, ha subito gravi danni a seguito degli eventi sismici del 2016-2017: deformazioni permanenti della piattaforma stradale, lesioni diffuse sui paramenti murari in travertino, crollo di elementi lapidei e disgregazione della malta nei giunti. Gli interventi mirano a ripristinare la funzionalità e la sicurezza del manufatto, riducendo la vulnerabilità sismica e salvaguardando il valore storico e paesaggistico del ponte.

Il progetto prevede il consolidamento delle murature con iniezioni di malte e collegamenti con barre inghisate, la ristilatura armata dei giunti con sistema “Reticola”, il consolidamento delle volte con cappa in malta fibrorinforzata e barre in acciaio, il ripristino dei parapetti in pietra, la nuova pavimentazione in cubetti di arenaria e l’installazione di un impianto di illuminazione. È prevista anche la segnaletica con divieto di transito per mezzi oltre 7,5 tonnellate.

Il ponte, risalente all’epoca augustea, è realizzato in travertino e presenta una struttura ad unica arcata con ampliamenti successivi. La sua posizione lungo la Salaria testimonia l’importanza di questa antica arteria di collegamento tra Tirreno e Adriatico. L’area è inserita nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, in un contesto di elevato pregio paesaggistico e turistico.

Riconosciamo il ruolo di custodi del territorio a chi vive nel cratere. Castelli: “In occasione della giornata nazionale dell’agricoltura celebriamo il ruolo di presidio territoriale di chi vive e lavora in Appennino centrale fondamentale per la ricostruzione post sisma 2016

Domenica 9 novembre si celebra la giornata nazionale dell’agricoltura istituita dal Ministro Lollobrigida per valorizzare il ruolo dell’agricoltore nella tutela dell’ambiente e del territorio. “Gli agricoltori, ma anche tutti gli altri lavoratori che hanno deciso di rimanere nel cratere per le loro attività, ricoprono un ruolo decisivo per assicurare un presidio fondamentale per la ricostruzione – dichiara il Commissario Guido Castelli – senza una presenza attiva tutti i giorni dell’anno di chi con il proprio lavoro crea valore aggiunto e permette il consolidamento di servizi e cura del territorio, la ricostruzione non avrebbe senso”. “Non possiamo pensare di investire risorse importanti per creare seconde case per i fine settimana – prosegue Castelli – i nostri sforzi sarebbero vani senza il contributo di chi fa impresa e ci permette di programmare un futuro dignitoso per il nostro Appennino centrale. Stiamo lavorando affinché fare impresa nel cratere non venga vista come una scelta eroica ma, anzi, sia considerata una concreta opportunità anche per i giovani e per chi vuole fare innovazione”.

“Il nostro Governo, grazie al Ministro Lollobrigida e ai Parlamentari europei della maggioranza, ha già ottenuto in Europa risultati impensabili fino a qualche tempo fa: come il recupero di risorse importanti per il settore, oppure come il pacchetto semplificazioni della PAC che, oltre a rappresentare un vantaggio immediato calcolato in sette giorni di lavoro in meno all’anno e un risparmio di 1.230 euro, prevede il riconoscimento automatico della conformità alle norme ambientali agli agricoltori dei siti Natura 2000 che nel cratere interessano il 50% del territorio”. “Si tratta – conclude Castelli – di un riconoscimento di fatto del ruolo di custodi della natura per gli agricoltori che, per il cratere andrebbe esteso a tutti quelli che ci vivono e lavorano che, grazie alle loro attività e alla loro presenza, ci permettono di continuare a investire in servizi e infrastrutture per ricostruire un futuro solido e dignitoso”.

Calamita’: Castelli, “Necessaria governance che superi frammentazione amministrativa”

“Alla luce delle caratteristiche dell’Italia, quella della governance nei casi di calamità è una questione che non può essere derubricata al ‘ci vuole il Commissario’. Servono dispositivi che esprimano la capacità di superare la frammentazione, che è il vero nodo da affrontare. Alla luce di ciò, dunque, il vero tema è quello della governance. Per intervenire in maniera coordinata e preventiva, infatti, bisogna avere dispositivi decisionali che non obbediscano a una logica meramente gerarchica, ma che esprimano un valore multilivello”.

Lo ha detto il Commissario Straordinario al sisma 2016 Guido Castelli che, questa mattina, è stato audito alla Camera (Palazzo San Macuto) dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano.

“Nel caso del sisma 2016 – ha aggiunto Castelli – abbiamo definito una governance che prevede un commissario di Governo, le quattro Regioni coinvolte – con le quali ci coordiniamo -, a cui si aggiungono i 138 Comuni del cratere. Questo modello ci consente di programmare, di esercitare una funzione sostitutiva – qualora si renda necessaria – e di standardizzare i meccanismi, superando i perimetri amministrativi. Del resto, nella realtà spesso gli eventi catastrofali non avvengono all’interno del perimetro definito dal Titolo V della Costituzione. Attraverso questa nostra governance multilivello noi interiorizziamo le potenzialità e gli indirizzi delle Regioni, senza rimanere vincolati e condizionati dai limiti dettati dai confini amministrativi”.

Nel corso dell’audizione – prosegue il Commissario – ho ricordato come la fragilità del nostro Paese rappresenti una costante storica e strutturale, che negli ultimi anni si manifesta con crescente frequenza, causando perdite umane, danni economici e compromissioni del patrimonio ambientale e culturale. Nell’Appennino centrale, in particolare, i rischi sismici, idrogeologici e socioeconomici si intrecciano profondamente. In questo quadro, la sicurezza del territorio rappresenta il cardine del nostro lavoro, dal momento che costituisce la premessa alla ricostruzione materiale e alla successiva possibilità di creare, per queste comunità, nuove opportunità nel segno dello sviluppo sostenibile. A tale scopo abbiamo avviato le attività volte a superare le criticità legate alle norme di attuazione dei Piani per l’Assetto Idrogeologico, così come gli studi condotti con l’INGV sulle faglie attive e  dissesti capaci ci hanno consentito di ridefinire le zone di attenzione e le aree di suscettività sismica. Un aspetto innovativo del nostro lavoro riguarda il monitoraggio del territorio sopra e sotto il suolo, attraverso la digitalizzazione delle infrastrutture e delle reti di sottoservizi. In conclusione, la Struttura commissariale occupata non solo della ricostruzione, ma anche della gestione del rischio territoriale, con una visione integrata che unisce prevenzione, pianificazione e consapevolezza collettiva”.